Si tratta di un progetto, iniziato nel 2018, per ricevere fondi destinati all’acquisto di terreni e casette per la salvaguardia dei Pigmei dell’isola di Idjwi (Repubblica Democratica del Congo), popolo che rischia la non sopravvivenza essendo soggetto a continui abusi e maltrattamenti.
I Pigmei, gruppo etnico contraddistinto dalla bassa statura, diffuso nell’Africa equatoriale e differenziato in molti sottogruppi che formano popoli a sé stante, hanno purtroppo come comune caratteristica la mancanza di diritti di ogni genere.
Da ciò deriva un’estrema povertà che, a sua volta, porta all’esclusione dell’accesso alle scuole e alle cure mediche e ad un tasso di mortalità infantile molto alto.
Grazie al progetto è stato possibile costruire piccole case, con mattoni cotti al sole e ricoperte di lamiera. Queste piccole abitazioni hanno sostituito le precedenti capanne, molto umide e malsane, fatte di paglia e fango e ricoperte di erbe essiccate.
Nel villaggio è stata realizzata, inoltre, una fontana: convogliando l’acqua distante, la si è fatta giungere nei pressi dell’abitato. Queste piccole migliorie hanno portato ad una qualità di vita più accettabile.
Alcuni ragazzi, inoltre, hanno avuto la possibilità di frequentare la scuola, le partorienti di essere assistite al dispensario e gli ammalati di accedere alle cure mediche pagate dai benefattori di tutto il mondo.
Per un altro gruppo di Pigmei si è acquistato un terreno, purtroppo non sufficiente all’agricoltura, ma almeno adatto alla costruzione di case, in sostituzione dei miserrimi tuguri in cui alloggiava questo popolo errante.
L’intenzione e la speranza per il futuro sono quelle di riuscire a realizzare nel tempo un villaggio dove alloggiare tribù di Pigmei senza diritti e ad acquistare del terreno da coltivare affinché sia loro assicurata l’indipendenza del mantenimento ed anche, grazie ad essa, la possibilità di sentirsi e riconoscersi, finalmente, uomini.